Il marketing del terrore a ogni costo: funziona?

Immagina di accendere il telegiornale o aprire la tua pagina social e di sentire solo brutte notizie: catastrofi, conflitti, tragedie.

Come ti sentiresti?
Probabilmente demoralizzato, impotente.

Questo è ciò che spesso accade nei media e nell’informazione.

Eppure il giorno dopo rifacciamo le stesse azioni, perchè i media si nutrono di una morbosa e innata curiosità umana verso le cattive notizie.

In un mondo in cui le brutte notizie fanno più rumore, il ruolo dei comunicatori diventa ancora più importante.

Una comunicazione che non sfrutta il “pain” in modo devastante impegna infinitamente più attenzione e tempo rispetto a una analoga che fa leva su queste sensazioni, ma penso sia un dovere che abbiamo nei confronti della società e del mondo che ci circonda evitare di terrorizzare il prossimo.

Il marketing sano e responsabile non si limita a promuovere un prodotto o un servizio, ma ha come obiettivo anche quello di educare e ispirare il pubblico. Con un approccio positivo e costruttivo, si possono trasmettere messaggi che motivano, incoraggiano e spronano alla crescita personale.

Ma attenzione, questo non significa nascondere la realtà o ignorare i problemi. Al contrario, bisogna affrontare le difficoltà in modo consapevole e propositivo, fornendo soluzioni e invitando il pubblico a prendere iniziative.

Il marketing può contribuire a creare una cultura di fiducia, di responsabilità e di speranza per il futuro. E sebbene possa sembrare più facile utilizzare messaggi negativi e allarmistici, il nostro compito è quello di fare la differenza e di creare un mondo migliore.

E vedrai che i risultati arriveranno, molto più importanti della strada “facile”.

Le scorciatoie lasciale ai terroristi.

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