Dieci candeline!

Dieci candeline!
Sì, perché dieci anni fa aprivo la mia prima partita IVA.
Era passato appena un mese da un titolo in design e pubblicità quando ho trovato la mia prima azienda con cui collaborare.
E che fai, dici di no? Ho fatto bene, visto che sono finito quasi subito fuori dai limiti della prestazione occasionale.
Ricordo il panico dei miei genitori, finanziere e ferroviera: sembrava che avessi imboccato l’autostrada verso Equitalia.
“Creativo? Pubblicitario?? Ma sei matto??? Fai un concorso!”

Da allora ne sono successe di cose.
Sono passato da studente a docente, e poi di nuovo studente (perché non si smette mai di imparare, no?).
Ho chiuso collaborazioni, aperto altre, fatto il dipendente e, alla fine, sono diventato socio in una delle realtà concrete della Sardegna nel nostro settore.
Oggi, con un gruppo di collaboratori fantastici, gestiamo un team di oltre 20 persone e circa 70 clienti. Non male per quello che doveva essere un azzardo, no?
Ma questo pippone non è il punto, solo il contesto.

Quello che davvero mi fa riflettere sono le tante persone che vedo ogni giorno: spesso giovanissimi, con un talento enorme, quasi spaventoso.
Gente che, davvero, sembra nata per spaccare il mondo.
Ma poi?
Rimangono lì, al bordo del nido, come se mancasse il coraggio per spiccare il volo.

Ed è qui che il tono si fa serio: perché alcuni decollano e altri no?
Cosa fa la differenza per davvero?

Per me, la fame.

Una fame che ti brucia dentro.
La fame di fare, di provarci, di non accontentarti mai.
La fame di voler dimostrare a tutto e tutti che si sbagliavano su di te.

Essere affamati significa metterci tutto, anche quando sembra inutile.
Non mandare un curriculum generico, ma personalizzarlo, studiare l’azienda, capire cosa cerca.
Un esempio? In quell’unico mese in cui non ho lavorato ho inventato una decina di progetti dal nulla e li ho proposti ad aziende diverse, in modo mirato.
Oggi spesso ricevo candidature che non posso non etichettare nella cartella “candidature generiche”. Le leggo e le rileggo, ma non ho capito in cosa vogliono contribuire nella nostra società.

La fame è quella cosa che ti spinge a non mollare anche quando ti sembra di sbattere la testa contro il muro.
È quella voce che ti dice: lotta per la tua idea, se credi davvero che sia la migliore.

Perché sì, il talento è importante, ma non basta.
Il talento senza fame è come una Ferrari senza benzina: bella da vedere, ma ferma.

Quindi tu, che vuoi spaccare il mondo, che hai un’idea pazzesca, che sei anni che studi per realizzarti, ti faccio una domanda:
quanto sei affamato?


In foto, una rara immagine pre Publikendi.

ps. Mio padre mi manda ancora link di concorsi.